La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
quelle selve, che avèano forse addensato su di essi e i loro delitti una fedele ombra; nè più scorgèvano nelle vacue catene che rivarcàvano il mare a
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' brìvidi? perchè, sulla fronte, quella procella d'idèe? e quelle pàvide occhiate? e quelle partenze improvvise, che imitàvan le fughe? Or venne un dì, che
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varrebbe, il parlarne, del farci l'uno dell'altro accusatori, del provocare, nello stesso scolparci di quelle prime maledette discordie, altre ... più ancor
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i mièi! ... morte a quella gloria di chiome, che mi allacciò, capello a capello! ... morte a quelle labbra bugiarde, di cui ero affamato! Io sazierò
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Una notte serena. Qual frèmito di voluttà, quale onda d'amore, bàstano, queste sole parole, a svegliare in quelle ànime musicali, che, perfin dalla
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Mario! sò che le ore in cui ti attendevo mi èrano le più lunghe, e le più brevi quelle in cui ti avevo al mio fianco; sò che, quando apparivi
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, quel dì, la colonia ebbe statuti e governo e il titolo di Felice essendo Gualdo ed Aronne gli eletti a tutelar quelle leggi, di cui essi èran stati
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Ma il Letterato, con l'esangue paura nel volto e le labbra convulse: alto! - disse - non rivolgiamo contro noi quelle armi, che dèvon servire per noi
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Gualdo, e un'ansia di gioja lo strinse. Egli, il violatore delle leggi degli uòmini, non poteva a quelle sottrarsi della universale Natura. Dio, il
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. Dormìvano placidamente. Tecla parèa languire in una mitìssima voluttà. Nel volto le stava effuso il contento; e le labbra di lei, quelle labbra